I segni distintivi lasalliani
Dicembre 23, 2023 2024-04-06 12:25I segni distintivi lasalliani
Brevi cenni sul fondatore
San Giovanni Battista de La Salle nasce a Reims il 30 aprile del 1651. All’epoca in cui visse, cioè nel 1600, solo pochi vivevano nel lusso, mentre la maggioranza era nell’indigenza; il popolo viveva miseramente nelle campagne o in squallidi tuguri nei centri urbani. Pochi privilegiati potevano mandare i loro figli a scuola e i giovani avevano, in genere, poche speranze per il futuro. Spinto dalla constatazione della triste condizione dei poveri che sembravano così “lontani dalla salvezza” in questo mondo come nell’altro, Giovanni Battista de La Salle decise di mettere le sue qualità e la sua cultura superiore al servizio dei giovani
“così spesso abbandonati a se stessi e lasciati crescere privi di cure”.
Per meglio realizzare il suo intendimento, abbandonò la casa paterna, si unì ai maestri, rinunciò al rango di Canonico, al suo patrimonio e formò una comunità che divenne nota col nome di Fratelli delle Scuole Cristiane. L’opera di De La Salle fu contrastata dalle autorità ecclesiastiche che si opponevano alla creazione di una nuova forma di vita religiosa, una comunità di laici consacrati che gestivano scuole gratuite “insieme e in associazione”. I metodi innovativi e l’insistenza sulla gratuità dell’insegnamento per tutti, indipendentemente dalle possibilità
economiche degli studenti, suscitarono l’ostilità degli ambienti didattici del tempo. Ciò nonostante, De La Salle e i suoi Fratelli riuscirono a creare una rete di scuole di qualità diffusa in tutta la Francia. In queste scuole, l’istruzione veniva impartita in francese, gli studenti erano raggruppati per capacità e profitto, c’era integrazione tra istruzione religiosa e discipline di studio, gli insegnanti erano ben preparati e consapevoli della loro vocazione e missione educativa, alla quale anche i genitori degli alunni erano chiamati a partecipare.
Consumato dagli stenti e dalle fatiche, morì a Saint-Yon, vicino Rouen, il Venerdì Santo, 7 aprile del 1719. Giovanni Battista de La Salle fu pioniere nella fondazione di scuole di formazione per insegnanti, scuole di recupero per carcerati, scuole professionali, scuole superiori di Lingue Moderne, Arti e Scienze. La sua opera si diffuse rapidamente in Francia e, dopo la sua morte, continuò a diffondersi nel mondo. Nel 1900, Giovanni Battista de La Salle fu proclamato Santo. Nel 1950, per la santità della sua vita e la forza dei suoi scritti, fu dichiarato Santo Patrono di tutti coloro che operano nel campo dell’educazione. Attualmente, nel mondo, le scuole lasalliane sono presenti in più di 80 paesi.
TAPPE FONDAMENTALI DELLA SUA VITA:
1651 Nascita e battesimo a Reims (30 aprile) 1688 Si reca a Parigi per aprire la prima
1661 Ingresso al Collegio dei Bons-Enfants scuola a Saint-Sulpice
1662 Riceve la tonsura 1691 Fondazione del Noviziato
1667 Canonico della Cattedrale di Reims 1694 Voti Perpetui con 12 Fratelli
1668 Riceve gli ordini minori 1701 Invia a Roma Gabriel Drolin
1670 A Parigi: Seminario di Saint-Sulpice 1705 Noviziato a Rouen: redazione
Università della Sorbona della Regola
1671 Morte della madre Nicole Möet 1712 Condannato dal Tribunale
1672 Morte del padre Louis de La Salle Periodo di riflessione
Ritorno a Reims: tutore dei suoi fratelli 1714 I Fratelli lo richiamano
1673 Licenza in Teologia Ritorna a Parigi
1678 Ordinazione sacerdotale a Reims 1715 Si stabilisce a Rouen nella
1679 Incontro con Adriano Nyel casa di Saint-Yon
1680 Dottorato in Teologia 1717 Assemblea Generale dei Fratelli
1681 Invita i primi maestri in casa a mangiare Fr. Barthélemy eletto Superiore
1681 I maestri vengono alloggiati in casa 1719 Morte a Rouen il 7 aprile
1682 Si trasferisce con i maestri a Rue Neuve nella casa di Saint-Yon
1683 Rinuncia al canonicato 1888 Beatificazione
1684 Distribuisce il suo patrimonio ai poveri 1900 Canonizzazione
1686 Prima Assemblea dei Fratelli 1950 Dichiarato Patrono degli Educatori
Con 12 Fratelli emette i voti temporanei
I simboli
Nel 1689 il parroco Henri Baudrand, grande amico e protettore di San Giovanni Battista de La Salle, gli consigliò di cambiare l’abito e di adottare quello dei sacerdoti diocesani, visto che i Fratelli che lo indossavano erano pubblicamente derisi e secondo lui non era per niente elegante. Ma il Fondatore fu irremovibile in quanto pensava che se avesse ceduto su questo punto, chiunque avrebbe potuto farsi avanti per proporre modifiche e così la Regola e l’Istituto avrebbero perso la loro autonomia.
Non volle però irrigidirsi e per motivare il suo rifiuto scrisse il Memoriale sull’abito tra il 1689 e il 1690 attualmente conservato, tra i cimeli più preziosi del Santo, nelle Casseforti dell’Archivio Generalizio. Abbiamo la fortuna di possedere il testo autografo, costituito da otto fogli, scritti con la nitida scrittura lasalliana, facilmente intellegibile. L’abito che indossavano i Fratelli doveva essere una sottanella che arrivava a mezza gamba con un colore che variava tra il nero e il bruno molto scuro. Non aveva bottoni, ma era agganciato nella parte interna da piccoli ganci neri, a partire dal colletto fino a mezzavita. L’estremità delle maniche era ripiegata al livello del polso e chiusa da ganci che non si vedevano; gli unici elementi che lo distinguevano erano le facciole. Per proteggersi dal freddo i Fratelli indossavano il cappotto di uso comune e non il mantello, troppo signorile.
Lo scontro con il parroco di Saint-Sulpice sull’identità della Comunità è stato uno dei momenti più importati per il futuro dell’istituto. Difendendo l’abito dei Fratelli, La Salle difendeva l’unicità della sua comunità. Non voleva che essa si confondesse, anche esteriormente, con il clero e che ogni autorità locale potesse imporre ai Fratelli un abito e con esso uno stile di vita. Tra le altre cose, dopo aver fatto un excursus storico sui motivi della scelta di quell’abito, scriveva testualmente: “Non è proprio il caso di dare un abito ecclesiastico a persone che ecclesiastici non sono … che non fanno studi teologici, né esercitano funzioni in chiesa … è molto importante, dunque, che sia l’abito a distinguere i Fratelli dagli ecclesiastici”. Aggiungeva anche le motivazioni: se i Fratelli avessero esercitato le funzioni proprie degli ecclesiastici, avrebbero trascurato l’assistenza ai ragazzi, loro primo dovere.
Anche per quanto concerneva la loro consacrazione, nella nuova Società, c’era molta flessibilità (oggi si parlerebbe volgarmente di modernità): i Fratelli non facevano i voti tradizionali di povertà, castità e obbedienza (inizialmente emettevano solo quello di associazione e di obbedienza), alcuni di loro non ne facevano affatto, altri solo per tre anni e li rinnovavano all’infinito, altri ancora li facevano perpetui. Questa prassi, nonostante la Bolla di approvazione e la preoccupazione di alcuni Superiori, continuò fino al 1920.
Fu così che Baudrand dovette mettersi l’animo in pace; del resto i ragionamenti del La Salle non davano adito a equivoci. Il primo impulso dell’invadente parroco fu quello di congedare i Fratelli ma poi, riflettendoci meglio, si accontentò di assumere un atteggiamento freddo e risentito, insomma “tenne il broncio”, come si espresse qualche biografo.
È anche troppo superfluo aggiungere che per tutti gli studenti lasalliani nel mondo il segno distintivo per eccellenza dei Fratelli rimangono ancora oggi le facciole (continuano a portarle solo loro nel mondo e sono gli unici a produrle). Chi è stato a scuola dai Fratelli farà fatica a dire che è stato a scuola dai “preti”. Se lo dice lo fa per semplificare all’uditorio, ma lui sa che non è così. In effetti i Fratelli sono difficili da definire: non sono sacerdoti ma non sono neanche totalmente laici, vivono in comunità, tengono insieme le scuole e fanno azione educativa a tutto campo, ma la intendono come “missione”, non solo come azione di promozione sociale. I giovani sono la loro vita, il loro impegno, la loro ragion d’essere: questo è il compito che è stato loro assegnato da Dio e dalla Chiesa. Adempierlo bene è sempre una sfida. Lo è sempre stato. In realtà parlare dei Fratelli a chi non li conosce è sempre difficile: è molto più facile dire “venite e vedete”. Chi non è vissuto almeno un po’ di tempo con loro è difficile che ne colga lo spirito. Perché è particolare. Pochi simboli come le facciole (le “bavarole” nel dialetto romanesco, le “rabat” in francese) lo riassumono. A ben guardare le facciole sono una figura retorica, una sineddoche, per dire l’abito e l’abito a sua volta si fa interprete di una identità. Sono diventate il motivo dominante nello stemma “Indivisa manent” della Famiglia lasalliana e sono stati inseriti in molti stemmi delle scuole lasalliane. Mario Cordeglio Penel, nel disegnare la copertina della vita del La Salle scritta da Elio D’Aurora, le ha simbolizzate rendendole di ferro. Come fossero una corazza. L’orecchio ascolta la voce di Dio che è anche la voce degli uomini, dei giovani e dei poveri. E lo spirito è pronto alla battaglia in loro difesa, in difesa dei loro diritti ad essere accolti, ascoltati, istruiti. Nella nostra Scuola il grembiule degli alunni riprende l’abito dei Fratelli e il fiocco rappresenta le facciole: prima bianco come da tradizione, poi blu e ora rosso.
I simboli
San Giovanni Battista de La Salle sosteneva che sarebbe stato poco utile che il maestro si impegnasse a far osservare il silenzio se non fosse stato lui il primo ad osservarlo: quindi doveva imporre questa pratica più con l’esempio che con le parole. Il suo comportamento silenzioso incideva più di ogni altra cosa sull’ordine della classe ed era anche un mezzo per vigilare su se stesso e sugli alunni. Fu per questo motivo che nelle Scuole dei Fratelli fu introdotto l’uso del segnale.
Esso si componeva di uno stelo di legno duro (bosso), rotondo e rigonfio verso l’alto. In un intacco ritagliato tutto intorno al rigonfiamento era applicata un’asticella dritta e sottile, ma altrettanto dura, con una cordicella ritorta. Abbassando e lasciando l’estremità più lunga dell’asticella, si otteneva un suono acuto e secco che richiamava prontamente l’attenzione degli alunni. Esso permetteva al maestro di richiedere il silenzio senza sprecare parole e disciplinare le classi che all’epoca erano numerosissime.
Oggi non si usa più. Qualche Fratello lo ha ancora usato nelle scuole lasalliane fino a una quarantina di anni fa. Poi non se ne sono più trovati in giro e sono spariti dalla circolazione.
Altri insegnanti avevano sviluppato una particolare capacità nel far schioccare le dita e in pratica lo avevano sostituito manualmente. Poi il mondo della scuola è cambiato radicalmente: o almeno tutti predicavano che dovesse essere diverso, più aperto, meno repressivo, meno inquadrato, più spontaneo e con meno alunni per classe: un luogo dove tutti potessero dire la loro, insomma partecipare. Che è sicuramente una buona cosa, ma sarebbe bene se la libertà di parola fosse sempre accompagnata dalla consistenza delle argomentazioni. Il “segnale” così non si usa più, ma non è venuta meno nel mondo lasalliano la tradizione e il rispetto del silenzio: ancora oggi è condizione diffusa tra i genitori delle nostre scuole che un insegnante funzioni se sa tenere la classe in maniera serena. Sono però cambiati i modi: prima erano formali (il segnale appunto), oggi sono sostanziali e dipendono dall’autorevolezza che l’insegnante si è guadagnato sul campo. Insomma prima l’ordine si manteneva con il silenzio, oggi lo si ottiene con il peso della parola vera, quella che illumina la mente e forma la coscienza e per questo scalda il cuore. Purtroppo non sempre è così: se si usano le note sul registro in forma ricattatoria o si gioca sulla chiave del timore si sta utilizzando ancora il “segnale” ma impropriamente; lo si usa infatti per comandare, non per far lavorare in pace gli alunni.
Oggi il segnale deve essere sostituito con l’educazione: nella relazione educativa non c’è mezzo altrettanto efficace dell’esempio. Se vogliamo che i nostri alunni pratichino bene dobbiamo persuaderli con una condotta saggia, responsabile e modesta. In quel caso il silenzio si manterrà per forza di inerzia e gli alunni decideranno di fare ciò che vedono, piuttosto che quello che si sentono dire.
Il parlare poco e in tono moderato da parte dell’insegnante crea uno straordinario clima di ordine, precisione, laboriosità, attenzione e concentrazione. Il saper rispettare il silenzio è divenuto fondamentale anche e soprattutto in questo ultimo difficile anno scolastico, dove con l’introduzione della didattica a distanza (D.A.D.) il rispetto del proprio turno di utilizzo del microfono è stato alla base dello svolgimento stesso delle lezioni ed è una delle caratteristiche fondamentali delle Netiquette che disciplinano le regole di comportamento di un utente su internet.
I simboli
San Giovanni Battista de La Salle nutriva una profonda devozione verso la Madonna. Ne sono testimonianza i frequenti pellegrinaggi che faceva nei santuari mariani, soprattutto quando doveva affrontare impegni importanti. Rimane celebre il pellegrinaggio con i primi 12 Fratelli avvenuto il 28 maggio 1694 da Reims a Notre Dame di Liesse per mettere sotto la protezione di Maria la Congregazione nascente e dove venne emesso il voto perpetuo di rimanere per sempre insieme anche a costo di morire di stenti.
Di fronte alle difficoltà creategli dalle autorità religiose e civili nell’aprire delle scuole a Parigi, imponendogli la chiusura immediata di tutte le istituzioni, il Fondatore e tutti i Fratelli della città fecero un pellegrinaggio lungo 9 km, a digiuno e a piedi, a Notre Dame des Vertus in Aubervilliers (allora era fuori Parigi) perché la Madonna illuminasse tutti. Dopo il pellegrinaggio, ogni interdizione fu revocata. Era il 1690. Il De La Salle, ponendo il suo Istituto sotto la protezione della Vergine Santissima, non avrebbe mai immaginato che nel 1938 ai suoi seguaci venisse affidata la cura e la custodia del santuario della Madonna della Stella, nel nord-ovest della Francia. Inoltre lo stemma dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane contiene una stella, campeggiata dalla scritta “Signum Fidei”. La festa della Madonna della Stella, patrona dell’Istituto, si celebra l’8 maggio e viene a coincidere con la supplica alla Madonna di Pompei, dalla cui devozione è nato l’Istituto Bartolo Longo che ospita ragazzi di famiglie molto disagiate. I Fratelli delle Scuole Cristiane inoltre venerano la Madonna del Buon Consiglio, il cui Santuario si trova a Genazzano (RM) e la cui festa ricorre il 26 aprile.
La devozione dei lasalliani verso Maria non si è spenta. Ancora oggi, nel mese di maggio o mese mariano, nelle scuole dei Fratelli gli alunni sono invitati a fare dei “fioretti” che poi verranno bruciati a fine mese.
Il logo che il mondo lasalliano spagnolo ha prodotto per unificare idealmente le molte scuole sparse nella penisola iberica è semplice: in giallo il nome di La Salle inframezzato da una stella a cinque punte di forma irregolare. Sotto una striscia blu, il luogo specifico, la regione o la provincia religiosa o la scuola. In Italia, se osserviamo i diversi stemmi delle scuole lasalliane italiane, c’è un elemento comune e costante che occupa in genere la metà superiore del campo: la stella a cinque punte quasi sempre regolare, eccetto quella della Scuola La Salle di via Pagano che è passata sotto la grafica del compianto fr. Roberto Roberti. I colori sono molto diversificati ma la stella giallo/oro su campo azzurro è lo stemma ufficiale dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane: tutti i documenti ufficiali lo riportano nel frontespizio. La stella sta in alto: devi alzare gli occhi per guardarla e questo ti costringe a guardare lontano, a vedere quello che accade attorno a te. La stella inoltre brilla di luce propria e la sua luce attrae. È un’attrazione tenue, silenziosa, continua, che ha bisogno dei suoi tempi. Ed è rassicurante: saperla lì e vederla ogni notte ci permette di indicare una strada nel buio. Chi insegna in qualche modo è chiamato ad identificarsi con questa stella. La liturgia della parola della festa di La Salle ce lo dice: “Farà brillare la dottrina del suo insegnamento…”. Qualcuno ogni tanto ci ricorda, con accenti poetici, che “siamo figli delle stelle”, quasi polvere di un mondo magico. Il mondo lasalliano, con la concretezza cristiana attraversata dalla speranza, ci dice che stelle dobbiamo diventarlo: a questo serve l’educazione.
Il motto
Il Progetto Educativo lasalliano si richiama alla fondamentale raccomandazione che La Salle ripeteva costantemente ai suoi collaboratori “Ayez soin que l’ècole aille toujours bien, aussi bien que la régularité dans las maison” che significa “perché la vostra scuola funzioni bene”, ossia abbia un buon numero di alunni istruiti bene. Questo nella scuola moderna si traduce con il termine “scuola di qualità”.
San Giovanni Battista de La Salle riteneva che per raggiungere questo obiettivo e perché la scuola potesse essere dinamica doveva assumere decisioni importanti in tutti i settori operativi ad essa affidati. L’idea del Fondatore fu sempre la stessa: la scuola doveva andare bene e per ottenerlo bisognava che funzionassero soprattutto i rapporti nella la vita comunitaria tra i Fratelli così come, traslando tali valori nei tempi moderni, devono essere armoniose le relazioni tra i docenti lasalliani laici. Il precetto del buon andamento della scuola verrà codificato nel 1711 nella Raccolta “Doveri di un cristiano”. Il De La Salle sottolineava che non bisognava fare nessuna distinzione tra gli interessi propri della professione docente e quelli della salvezza attraverso la perfezione cristiana. Inoltre il Fondatore capì subito che, per andare bene, la scuola dovesse specializzarsi. Così perfezionò il “metodo simultaneo”, volle l’insegnamento nella lingua nazionale, ideò l’Istituto Magistrale (ora psico-pedagogico).
Diventato sacerdote, si trovò presto ad affrontare il grave problema dell’Istruzione e dell’educazione dei ragazzi più poveri delle città della Francia. Si circondò di un gruppo di maestri che cercò di preparare e formare perché, non solo insegnassero, ma educassero i giovani ad affrontare la vita come “bravi cittadini e bravi cristiani”. Le nuove scuole che aprì il de La Salle ebbero da subito un grande successo e si diffusero a macchia d’olio. Ai suoi maestri propose, allora, di dedicare tutta la loro vita alla missione educativa consacrandosi al Signore come religiosi. Lo stesso de La Salle fece una scelta radicale in nome di Dio, rinunciando ai suoi privilegi e al suo ricco patrimonio, facendosi povero come i suoi maestri e i suoi ragazzi. La congregazione religiosa alla quale diede vita, i Fratelli delle Scuole Cristiane (F.S.C.), è formata da religiosi dediti al ministero educativo. Non sono sacerdoti, ma Fratelli; non celebrano la Messa, non amministrano i Sacramenti, ma operano per la promozione umana e cristiana dei giovani nelle scuole e nei centri giovanili, attraverso la cultura, lo sport, l’arte, la musica e il teatro. Educare, per i Fratelli, è una missione. San Giovanni Battista de La Salle ripeteva, infatti, ai suoi primi Fratelli: “Il vostro altare è la cattedra”. La forza degli Istituti lasalliani è stata da sempre lo spirito di comunità e il De La Salle ha sempre sottolineato che bisognava fare di tutto per conservarlo. Ciò che è stato da sempre molto importante e a cui bisogna fare più attenzione è che i Fratelli, ma anche i laici, abbiano lo spirito dell’Istituto, che si applichino per acquistarlo e che ci mettano tutto l’impegno possibile per conservarlo. Questo spirito deve animare ogni loro azione e dare l’avvio ad ogni loro iniziativa.
Di fronte alle difficoltà creategli dalle autorità religiose e civili nell’aprire delle scuole a Parigi, imponendogli la chiusura immediata di tutte le istituzioni, il Fondatore e tutti i Fratelli della città fecero un pellegrinaggio lungo 9 km, a digiuno e a piedi, a Notre Dame des Vertus in Aubervilliers (allora era fuori Parigi) perché la Madonna illuminasse tutti. Dopo il pellegrinaggio, ogni interdizione fu revocata. Era il 1690. Il De La Salle, ponendo il suo Istituto sotto la protezione della Vergine Santissima, non avrebbe mai immaginato che nel 1938 ai suoi seguaci venisse affidata la cura e la custodia del santuario della Madonna della Stella, nel nord-ovest della Francia. Inoltre lo stemma dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane contiene una stella, campeggiata dalla scritta “Signum Fidei”. La festa della Madonna della Stella, patrona dell’Istituto, si celebra l’8 maggio e viene a coincidere con la supplica alla Madonna di Pompei, dalla cui devozione è nato l’Istituto Bartolo Longo che ospita ragazzi di famiglie molto disagiate. I Fratelli delle Scuole Cristiane inoltre venerano la Madonna del Buon Consiglio, il cui Santuario si trova a Genazzano (RM) e la cui festa ricorre il 26 aprile.
La devozione dei lasalliani verso Maria non si è spenta. Ancora oggi, nel mese di maggio o mese mariano, nelle scuole dei Fratelli gli alunni sono invitati a fare dei “fioretti” che poi verranno bruciati a fine mese.
Il logo che il mondo lasalliano spagnolo ha prodotto per unificare idealmente le molte scuole sparse nella penisola iberica è semplice: in giallo il nome di La Salle inframezzato da una stella a cinque punte di forma irregolare. Sotto una striscia blu, il luogo specifico, la regione o la provincia religiosa o la scuola. In Italia, se osserviamo i diversi stemmi delle scuole lasalliane italiane, c’è un elemento comune e costante che occupa in genere la metà superiore del campo: la stella a cinque punte quasi sempre regolare, eccetto quella della Scuola La Salle di via Pagano che è passata sotto la grafica del compianto fr. Roberto Roberti. I colori sono molto diversificati ma la stella giallo/oro su campo azzurro è lo stemma ufficiale dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane: tutti i documenti ufficiali lo riportano nel frontespizio. La stella sta in alto: devi alzare gli occhi per guardarla e questo ti costringe a guardare lontano, a vedere quello che accade attorno a te. La stella inoltre brilla di luce propria e la sua luce attrae. È un’attrazione tenue, silenziosa, continua, che ha bisogno dei suoi tempi. Ed è rassicurante: saperla lì e vederla ogni notte ci permette di indicare una strada nel buio. Chi insegna in qualche modo è chiamato ad identificarsi con questa stella. La liturgia della parola della festa di La Salle ce lo dice: “Farà brillare la dottrina del suo insegnamento…”. Qualcuno ogni tanto ci ricorda, con accenti poetici, che “siamo figli delle stelle”, quasi polvere di un mondo magico. Il mondo lasalliano, con la concretezza cristiana attraversata dalla speranza, ci dice che stelle dobbiamo diventarlo: a questo serve l’educazione.
Il motto
La caratteristica dei Fratelli delle Scuole Cristiane è stata sempre data dalla qualità della vita fraterna in comunità nel suo insieme. Per questo la vita fraterna e la vita di preghiera sono intimamente legate tra di loro. Portare a darsi gli uni agli altri il nome di Fratello sono un progetto e una responsabilità che si riassumono molto bene nel motto dell’Istituto “Salla indivisa manent” o semplicemente “Indivisa manent” (restano uniti).
Oggi la condivisione è stata allargata anche ai collaboratori e ai docenti laici, ma questa unione non potrebbe essere duratura se si limitasse alla sola componente professionale e non coinvolgesse anche la componente spirituale, ossia quella ereditata dal Fondatore San Giovanni Battista de La Salle. Fin dall’inizio fu stabilito che i membri della Congregazione si sarebbero chiamati Fratelli e non si sarebbero lasciati chiamare in nessun altro modo.
Per avere un messaggio vitale per l’oggi di tale unitarietà, è necessario guardare all’esperienza complessiva e coglierne l’insegnamento centrale e permanente. Bisogna quindi evitare una separazione tra esperienze di vita e testi scritti: i fatti, senza le parole, rischiano di essere muti; viceversa le parole, senza i fatti, completamente vuote. Inoltre non bisogna limitarsi, nella professione insegnante, a specifiche aree di interesse. Infatti non esiste un La Salle maestro spirituale e un La Salle organizzatore istituzionale; bensì un santo-educatore-fondatore che vive i tre aspetti in totale unità. Per la Salle fu fondamentale trasformare l’insegnamento da un mestiere a un ministero. Quindi l’insegnamento assurge per lui al ruolo di progetto di vita, che per un insegnante laico di oggi potrebbe essere traducibile con il long life learning (apprendimento permanente per l’intera esistenza).
Questo senso di unitarietà è di non divisione è ben sintetizzato nell’espressione “insieme ed in associazione” che fu utilizzata ufficialmente nel 1691, nella formula di quello che è stato chiamato “voto eroico”, emesso dal De La Salle e dai due Fratelli Gabriel Drolin e Nicolas Vuyart, in situazione di estrema difficoltà. L’espressione denota il forte senso comunitario che pervade sia l’agire che la progettazione educativa e l’esercizio della missione. È un aspetto dello stile lasalliano presente costantemente nella pratica che si è tradotto nell’impegno continuo del Fondatore nella formazione degli insegnanti. Questo magistero della vita è sufficiente per motivare il perché La Salle è stato proclamato da papa Pio XII, il 15 maggio 1950, celeste Patrono degli Educatori, dei ragazzi e dei giovani (La Salle Day).
Per La Salle anche, e soprattutto, l’alunno deve far parte di questo progetto di unitarietà (indivisa manent) svolta dall’educatore cristiano. Una volta la scuola si rivolgeva a figli degli artigiani e dei poveri in maniera essenzialmente gratuita; oggi le scuole lasalliane curano le nuove povertà derivanti dalla società liquida dove il sistema valoriale cambia in continuazione o è del tutto assente. Il rapporto insegnane-alunno diviene allora fondamentale e il maestro deve sapere, oggi più di ieri, “toccare il cuore degli alunni”. È chiaro che nella relazione educativa e nell’unitarietà di tale educazione, non esiste mezzo altrettanto efficace dell’esempio. Per rendere produttivo lo zelo, secondo La Salle “è necessario che l’esempio sostenga l’istruzione”.
Il soprannome
L’espressione “carissimi”, con cui erano conosciuti a Roma i Fratelli delle Scuole Cristiane, derivava dall’appellativo, Tres cher Frère, carissimo Fratello, usato dai Fratelli francesi nel rivolgersi a un confratello. Tra gli atteggiamenti e i doveri degli inferiori verso il superiore c’era sicuramente il modo con cui un Fratello doveva sempre rivolgersi al Superiore dei vari Istituti: “il nostro caro Fratello Superiore” e verso il proprio Direttore: “il nostro caro Fratello Direttore”.
I Fratelli sono degli insegnanti, ma degli insegnanti cristiani, che devono possedere delle virtù che li aiuteranno a farsi capire meglio dagli alunni (le dodici virtù del buon maestro). Esse sono: 1. la serietà, 2. il silenzio, 3. l’umiltà, 4. la prudenza, 5. la saggezza, 6. la pazienza, 7. il contegno, 8. la dolcezza, 9. lo zelo, 10. la vigilanza, 11. la pietà e 12. la generosità.
Il 21 novembre 1691 San Giovanni Battista de La Salle pronunciò, con fr. Gabriel Drolin e fr. Nicolas Vuyart, il voto eroico con cui si impegnavano ad assicurare la missione della Congregazione delle Scuole Cristiane a costo di chiedere l’elemosina e vivere di solo pane.
La Provvidenza aiutò i Fratelli e la loro opera si diffuse in tutte le regioni della Francia. Dal 30 maggio al 6 giugno 1694 si tenne a Vaugirard il primo Capitolo generale che confermò al Fondatore la fiducia incontrastata dei Fratelli che lo vollero a capo della Congregazione come primo Superiore Generale. Dodici di essi pronunciarono, insieme a lui, i primi voti perpetui di associazione (legame comune con il fine dell’educazione dei ragazzi), stabilità (legame di prospettiva di vita comune finché si rimane associati) e obbedienza (legame di responsabile e gerarchica organizzazione interna). La data e il fatto sono importanti perché stabilirono l’inizio ufficiale e canonico dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
La Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane è la residenza del Superiore Generale dell’Istituto e del suo Consiglio. Qui si trova la sede del Governo centrale e dei Servizi Generali dell’istituto. Dal XVII al XIX secolo la sede fu in Francia (Rouen, Lione e Parigi). Dal XX secolo fu trasferita in Belgio (Lembecq-Les Hall) e dal 1937 è a Roma.
Proprio quando inizia la storia della Scuola La Salle, che con la Casa Generalizia ha avuto sempre un legame molto stretto. Oltre al Santuario con le reliquie del Fondatore, dove la Scuola La Salle celebra le Messe, nella Casa Generalizia si trova anche un Museo, un Archivio e una Biblioteca con testi risalenti alla Fondazione dell’Istituto. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941, la Casa divenne, per l’esercito italiano, l’Ospedale “San Giuseppe”, mentre nell’aprile dello stesso anno venne creato il primo centro mutilati “Principessa del Piemonte”.
Gli ultimi Superiori Generali, dal 1956 a oggi, sono stati i seguenti:
1956 – 1966 Frére NICET-JOSEPH (Pierre-Paul Loubet) France 10 anni
1966 – 1976 Brother CHARLES HENRY (Thomas-Joseph Buttimer) Usa 10 anni
1976 – 1986 Hermano JOSÉ PABLO BASTERRECHEA España 10 anni
1986 – 2000 Brother JOHN JOHNSTON Usa 14 anni
2000 – 2014 Hermano ALVARO RODRIGUEZ ECHEVERRIA Costa Rica 14 anni
2014 – … Brother ROBERT SCHIELER Usa 7 anni